LA CORSA - DOVE ARRIVA LA FATICA

In stretta relazione con la resilienza, anch'essa descritta in una pagina di questo sito, la fatica è un punto essenziale della corsa, essa è amata ed odiata dal runner. Senza fatica non c'è soddisfazione ma la troppa fatica può allontanare dalla corsa (a meno di non essere particolarmente masochisti). Mantenere in equilibrio questi due aspetti è indispensabile per continuare a correre per anni.

La fatica è ovviamente un segnale e non bisogna mai chiudere occhi ed orecchie ai segnali che corpo e mente mandano in quanto si rischia di star male anche seriamente. La fatica può essere ignorata dai runner al punto tale da determinare sangue nelle urine post-allenamento, discesa vertiginosa del peso e dell'idratazione fino a svenire, collassi e fortunatamente molto raramente, anche decessi.

Il problema di fondo è che superare la fatica è proprio uno degli obiettivi di allenamento del runner. Ci si abitua così tanto a questo, soprattutto per i runner di lunga distanza che si allenano da anni, che non si riesce più a distinguere un sano segnale di stanchezza da uno di over-stress interno o esterno. Occorre molta umiltà, riconoscere bene i propri limiti, attaccarli con metodo e lentezza e seguire delle tabelle di allenamento precise.

"Quando fatico sono vivo..." questa è la filosofia centrale del runner di lunga distanza!